1. Rivede gli appunti, studia, butta giù impressioni ed abbozzi, mentre sente nascere prepotente il desiderio di esprimersi in una forma nuova: con la scultura egli vuole cogliere la vivezza e la mobilità del volto umano. Passa le giornate modellando ritratti ad amici e colleghi. Per Hess posa anche la giovinissima pianista Emil Luchinger (la signora Luchinger vive a Monaco di Baviera) che l'artista prediligeva per l'espessione intensa e la nobiltà del tratto.

    Con l'impadronirsi della tecnica, il tocco sulla creta acquista scioltezza e vigore e la scultura di Hess diventa arte. Con un giudizio positivo lo conferma la critica che segue le esposizioni del Kunstverein alle quali Hess presenta una serie di ritratti a tutto tondo.

    In questo periodo gli è accanto Maria Neitzel che lo comprende e incoraggia, e lo ascolta con animo innamorato quando le parla del suo lavoro, delle sue inquietudini, dell'Italia.

    Decidono di partire assieme e Verona, Bologna, Siena, Roma, Napoli, Pompei, Capri, Ischia sono le tappe del loro itinerario romantico, e poi Messina.

  2. Nella casa ospitale della sorella, Hess trascorre l'inverno lavorando assiduamente e invadendo con le sue tele, e adesso anche con grandi gessi, la terrazza sui giardini d'aranci.

    E' un anno di fervido lavoro e le tele non bastano mai: l'ispirazione non può fermala: dipinge allora sul retro dei quadri già fatti, sulle pareti, sul lenzuolo tirato via dal letto, sugli sportelli di un armadio.

    Alla sorella implorante risponde con un abbraccio: insieme invito a perdonarlo e a gioire delle sue nuove ricerche.

  3. Hess rimane a Messina per un anno ancora.

    Portando con sè un grosso rotolo di dipinti - parecchi dei quali dovranno apparire alla galleria Paulus di Monaco nella mostra del gruppo d'arte "Generation" - raggiunge Maria che lo aveva preceduto per iscrivere i propri figli a scuola. Maria Neitzel era la giovane vedova di un alto ufficiale dell'esercito imperiale dal quale aveva avuto tre bambini. Aveva conosciuto Hess ad un ricevimento in un circolo culturale ed era stata attratta dalla personalità dell'artista. In breve tra i due era nata una profonda intesa che li avrebbe tenuti uniti per molti anni. Erano giorni pieni di quei fermenti in cui la Germania sembrava essersi immersa per dimenticare l'umiliazione della guerra perduta.

    Hess a Monaco riprende per breve tempo il lavoro di riproduzione di celebri dipinti che gli assicura una discreta tranquillità economica; ma non è il suo un impegno soltanto commerciale: nell'eseguire le copie analizza le tecniche pittoriche dei grandi artisti del passato, affina il senso cromatico e trattiene la mano istintivamente portata a seguire con rapidità i guizzi della fantasia già pronta ad accogliere i suggerimenti dell'astrattismo.

    Nel frattempo riesce a vendere parecchi quadri a collezionisti tedeschi e ad alcuni americani giunti a Monaco per il carnevale. In quei giorni, in cui l'euforia sovrastava le preoccupazioni di fondo dei vari strati sociali, Hess conosce H. Mayer, la moglie di un industriale del nord, che lo invita a Wismar per affrescare la grande cantina della sua villa. Per il trentenne pittore è un pò come ritornare all'esperienza vissuta nella chiesa di Imst, nei pressi di Innsbruck, dove aveva collaborato alla esecuzione degli affreschi delle grandi navate barocche. Ma non più santi dalle fisionomie ieratiche da dipingere nella cantina di Wismar; su volte e pareti, al di sopra degli scaffali stracarichi di bottiglie, Hess racconta una sua storia e la Sicilia ne è il tema: le donne nobilmente erette sotto il peso dell'anfora in equilibrio sul capo; i pescatori dalle mani nodose, intenti a riparare le reti; gli ulivi - che per Hess rappresentavano la quintessenza della libertà della natura mediterranea in contrasto con i solenni e militareschi abeti del suo paese - ; l'azzuro prezioso del mare; i frutti vivaci delle campagne assolate; i cactus opulenti tra le pietraie calcinate.

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